Il Decreto legge sull’immigrazione è pericoloso e dannoso

Il Decreto legge sull’immigrazione è pericoloso e dannoso

Il 24 settembre 2018 potrebbe essere ricordato come uno dei giorni più tristi della recente storia italiana. Non vorremmo essere tacciati di allarmismo ma riteniamo che quanto contenuto nel cosiddetto Decreto “Salvini”, sia solo l’anticamera di quello che questo governo ha in mente in tema di restrizione e negazione dei diritti. Non si tratta solo del decreto immigrazione, ma del decreto sicurezza in toto che criminalizza chi non ha una casa, della proposta di legge Pillon che riporta la donna a suppellettile casalingo o a strega da bruciare sul rogo, della negazione dei diritti degli LGBT, tra gli altri quello di contrarre matrimonio o di adottare un figlio.

Tutto questo ci preoccupa e ci allarma. Ci allarmano le aggressioni derubricate a goliardate nei confronti degli africani e/o degli LGBT, ci preoccupano i toni violenti usati da questo governo, ci preoccupano le esultanze dai balconi, ci preoccupa l’assenza di un’opposizione.

Oggi come ieri, è nel rispetto dei diritti degli ultimi che si definisce il confine di difesa dei propri diritti. Diritti acquisiti grazie al sacrificio di tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per l’affermazione di un diritto da riconoscere e da rispettare.

Per questo motivo, l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, in data 24.9.2018, dello schema di Decreto Legge recante modifiche alla disciplina sull’immigrazione, alla protezione internazionale e alla concessione e revoca della cittadinanza italiana, desta particolare preoccupazione, soprattutto per gli effetti che provocherà sull’intera collettività.

All’interno del testo, fortemente ideologico, appare lampante la volontà di restringere diritti e libertà individuali e ciò rischia di alimentare ulteriormente l’odio verso tutti coloro che vengono percepiti come portatori di diversità, provocando una pericolosa degenerazione della considerazione e del rispetto verso l’essere umano.

E’ evidente che l’approvazione del decreto da parte del CdM con carattere “d’urgenza” mostra come – anche per il Governo del cambiamento – il fenomeno migratorio debba essere affrontato come un’emergenza piuttosto che come un fenomeno strutturato, e impedisce, altresì, qualsivoglia confronto democratico su un tema assai complesso.

In particolar modo, l’abolizione della Protezione Umanitaria a favore dell’introduzione del permesso di soggiorno speciale, favorirà la presenza di persone irregolari sul nostro territorio e incrementerà il mondo dello sfruttamento e della precarietà. Soprattutto perché, le nuove categorie di protezione introdotte, risultano assai più deboli ed inefficaci rispetto alla protezione umanitaria: la protezione per “casi speciali”, infatti, non prevederà il rinnovo, salva la conversione in lavoro; la “protezione speciale” invece (quella che di fatto sostituirà la Protezione Umanitaria concessa dopo l’invio degli atti della Commissione al questore), alla scadenza annuale continuerà ad essere rinnovabile dopo il parere sulla persistenza delle motivazioni che hanno indotto alla concessione da parte della Commissione stessa, consentirà l’attività lavorativa ma non potrà mai essere convertita in lavoro! Riteniamo che questa sia una delle assurdità più atroci dell’intera manovra: le persone, in questa condizione, seppur minimamente “protette”, rimarranno per sempre relegate in un limbo giuridico senza via d’uscita, perché questa previsione mina l’accesso alla richiesta del permesso di soggiorno per lungo periodo, regolamentato dalla UE e che invece prevede la concessione di un permesso illimitato a chi dimostra di essere regolare sul territorio da un certo numero di anni. Aberrante inoltre, è il nome prescelto per la protezione, speciale, secondo noi poco consono a definire la condizioni in cui si ritrovano migliaia di migranti: il disagio è di prassi nella vita reale, speciale forse appare agli occhi di chi vive nel mondo patinato dell’informazione di regime.

Il decreto, inoltre, mira ad allungare i tempi della detenzione amministrativa ai fini dell’identificazione del richiedente asilo che avanza richiesta di protezione alla frontiera, raddoppiando, di fatto, la permanenza nei centri d’identificazione di oltre il doppio del tempo attualmente previsto; introduce la possibilità di sospendere la richiesta d’asilo se nelle more delle convocazione il richiedente si macchia di reati penalmente perseguibili. Infine, il permesso di soggiorno provvisorio per richiesta asilo, nonostante possieda tutte le caratteristiche previste dalla legge per essere definito documento d’identità, non verrà più definito tale, con l’immediata conseguenza della mancata iscrizione anagrafica e da qui, a cascata, la negazione di tutti i diritti che ne derivano: iscrizione al SSN e scelta del medico di base; impossibilità ad aprire di un conto corrente o semplicemente ad acquistare  una scheda sim, l’impossibilità di iscriversi al centro per l’impiego.

Non si limita a rendere impossibile la vita a chi cerca faticosamente di raggiungere “la terra promessa”, il decreto non risparmia neanche chi è già presente sul territorio, a chi dopo una vita di sacrifici è riuscito ad ottenere la cittadinanza: è prevista, inoltre, la sua revoca nei casi in cui ci si macchi di determinati reati penali, ma anche questa previsione sembra incostituzionale perché la legge è uguale per tutti e la pena per chi commette un reato non può essere maggiormente afflittiva per alcuni solo perché migranti.

Non c’è nessuna logica, inoltre, nello smantellamento  dell’unico sistema in grado di garantire la qualità dei servizi, il Sistema SPRAR, che ricordiamo, secondo la previsione dello schema di decreto, non potrà più accogliere né richiedenti asilo, né protetti speciali. Questo determinerebbe una drastica diminuzione dei posti in accoglienza nel sistema SPRAR mentre spunterebbero nuovi posti all’interno dei circuiti prefettizi, con il risultato, così come denunciamo da sempre, di favorire il malaffare nella gestione dei centri di accoglienza per richiedenti asilo. In tutti questi anni abbiamo portato all’attenzione di tutti il fallimento della gestione dell’accoglienza in mano ai centri prefettizi che oggi rischia di diventare l’unico sistema a cui lo stato intende affidarsi. E’ una follia, tra l’altro, la logica delle grandi concentrazioni di migranti in territori già duramente colpiti dalla mancanza di un sistema di welfare adeguato. E’ doveroso, inoltre, sottolineare, a chi in tutto questo tempo si è affannato a gridare il motto “prima gli italiani” che all’interno degli oltre 850 progetti inseriti nella Rete SPRAR lavorano quasi 10.000 italianissimi lavoratori,  che nel corso degli anni si sono professionalizzati e sottratti all’ondata emigratoria che investe il nostro Paese.

Riteniamo che questo Paese abbia bisogno di una analisi più approfondita del fenomeno migratorio, in grado di affrontare il fenomeno in un’ottica che ponga al centro la tutela dei diritti dell’essere umano, diritti gradualmente sottratti, nel corso degli anni, dalle politiche criminali attuate dai governi che si sono succeduti alla guida del paese. Gli ostacoli alla libertà di circolazione di uomini, donne e bambini strappati dalle loro case, costretti a subire violenze di ogni genere, a superare muri di filo spinato e barriere di acque, a vedere i propri figli morire in mare, sono il frutto di precise decisioni politiche. A tutto questo diciamo basta!

Riteniamo sia urgente mettere in campo azioni di contrasto all’imbarbarimento e alla deriva razzista, riteniamo che le leggi repressive siano un ostacolo per un’accoglienza dignitosa e per la giustizia sociale, riteniamo che chiedere asilo sia un diritto inviolabile, che accogliere sia un dovere. Per tutti questi motivi, proponiamo alle realtà laiche e religiose, ai movimenti antirazzisti, agli operatori sociali, di avviare un percorso unitario contro il virus della discriminazione e dell’odio, contro il razzismo dal basso e quello dall’alto che attanaglia il paese, un percorso unitario che parli di aggregazione e non di isolamento, di diritti e non di degrado, di solidarietà e non di repressione. Di Antirazzismo e di Antifascismo!

Associazione Culturale Multietnica La Kasbah ONLUS

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