SABATO 12 OTTOBRE ore 15:00 | Piazza Lanza 11 Catania – in vista della sentenza della Cassazione nei confronti di Talip Heval.
Negli anni abbiamo assistito più volte a teoremi giudiziari volti ad annientare politicamente coloro i quali si sono sempre esposti. Le accuse diffamatorie nei confronti di Talip, arrestato la notte del 22 maggio scorso, rischiano di distruggere il percorso politico di un compagno che ha sempre agito alla luce del sole. Talip Heval è una figura storica del movimento antirazzista calabrese e siciliano, da sempre in prima linea contro i soprusi e le violazioni dei diritti dei più deboli. Nelle sue parole “Il nostro compito oggi è quello di raccontare e condannare la disumanità. Lo dobbiamo fare per i tanti che, a differenza mia, non ce l’hanno fatta ad arrivare, morendo in mare”.
E la disumanità, Talip, l’ha raccontata sin dall’arrivo. Quella della repressione di un popolo che non si rassegna ad essere schiacciato, asservito. Il suo ruolo di mediatore linguistico-culturale lo ha portato spesso in giro per l’Italia, per lunghi anni ha prestato la sua opera durante le audizioni delle commissioni territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato così come all’interno di tutte quelle realtà che a vario titolo operano nel campo dell’accoglienza ai richiedenti e i titolari di protezione internazionale. Ma la sua attività non è solo di tipo istituzionale. Talip è in primis un attivista politico, un compagno spesso presente durante gli sbarchi di persone in fuga da guerre, persecuzioni, carestie e che tentano la traversata del Mediterraneo. Presente durante le giornate successive alla strage di Cutro, un anno e mezzo fa, quelle in cui era necessario ridare identità, nomi e dignità alle centinaia di corpi riversatisi sul lungomare di Steccato. Insieme ai familiari delle vittime ha pianto, insieme a loro si è battuto per l’identificazione dei corpi che il mare ha pietosamente continuato a restituire per lunghe settimane.
Chi conosce Talip, chi con lui ha percorso le strade accidentate delle rivendicazioni dei diritti di tutti e tutte, sa che le accuse relative al suo coinvolgimento nell’operazione che lo ha portato in carcere sono illogiche e paradossali. Quando lo stato imprigiona qualcuno in una cella si prende un pezzo della sua vita. Talip è rinchiuso ormai da quasi 5 mesi nel carcere di Catania, strappato ai suoi affetti più cari, segregato tra le mura grigie di una prigione, nella solitudine silenziosa di una finestra dietro le sbarre, testimone immobile della sua solitudine. Della solitudine di ogni recluso!
Il carcere rinchiude coloro che non si sottomettono passivamente alla logica dominante e che devono essere messi a tacere. Sempre più spesso in questi ultimi tempi ci troviamo a dover fronteggiare arresti ed operazioni repressive su larga scala che ci privano di compagni e compagne e che tentano di criminalizzare ogni forma di lotta e resistenza. La criminalizzazione, giocata su più tavoli, continua sempre più a riguardare attiviste e attivisti, associazioni, organizzazioni. In questo contesto si colloca l’arresto di Talip così come la detenzione di Maysoon Majidi e di Marjan Jamali, di Anan Yaeesh.
Chiediamo la fine di un’assurda persecuzione che mira a privare gli attivisti politici della propria libertà, nonostante il DDL 1660 vada in direzione diametralmente opposta
Con il cuore rivolto alla prigione più grande del mondo – la Palestina – nella quale si sta compiendo un genocidio con la diretta complicità dei governi europei e statunitense, esprimiamo con la nostra presenza sotto al carcere di Catania:
Solidarietà a Talip e la nostra vicinanza a chi è rinchiuso dentro le mura di ogni prigione!
Rete Free Heval Talip
Info-adesioni: freehevaltalip@gmail.com
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.