A Cosenza, l’Ambulatorio Multidisciplinare per le Vittime di Tortura si trova oggi in una situazione delicata: la struttura rischia di essere sgomberata dalla sede in cui opera da anni. Una decisione che, se confermata, metterebbe in grave difficoltà un servizio dal valore umano e sanitario inestimabile.
L’allarme arriva direttamente dall’équipe che da tempo gestisce il centro, l’unico attivo da Roma in giù, impegnato nell’assistenza medica, psicologica e sociale a persone sopravvissute a torture, violenze e detenzioni nei contesti di guerra o migrazione.
Laghi: “Sgomberare il centro sarebbe un errore morale e politico”
Raccolto l’appello, il consigliere regionale Ferdinando Laghi – appena rieletto – ha incontrato i responsabili del centro e chiesto un report dettagliato delle attività svolte. I numeri parlano chiaro: ogni anno l’ambulatorio segue decine di pazienti, garantendo centinaia di colloqui terapeutici, valutazioni mediche e percorsi di sostegno psicologico. Un lavoro silenzioso, ma fondamentale, che restituisce dignità e speranza a chi ha vissuto esperienze di violenza e privazione.
“Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa situazione,” ha dichiarato Laghi. “Parliamo di un presidio che rappresenta una speranza concreta per uomini e donne segnati dall’esilio e dalla sofferenza, riconosciuto anche a livello nazionale e internazionale. Sgomberarlo sarebbe un atto di disumanità istituzionale, oltre che un gravissimo errore politico, morale e sanitario.”
“Un presidio di civiltà da difendere”
Per Laghi, il centro non è solo un luogo di cura, ma anche un simbolo di civiltà: un esempio della Calabria che accoglie, ascolta e tutela. “La difesa dei diritti umani – sottolinea – non può essere trattata come una pratica burocratica o una voce di bilancio da spostare altrove. Qui si curano ferite visibili e invisibili, e si restituisce dignità alla persona. È dovere delle istituzioni difendere e sostenere questo lavoro, non ostacolarlo.”
L’appello alle istituzioni
Il consigliere ha annunciato l’intenzione di portare la questione all’attenzione del Consiglio regionale e di sollecitare un intervento congiunto di Regione, Comune e Prefettura, affinché si garantisca la continuità del servizio.
“Chiedo alle autorità competenti – conclude Laghi – di sospendere ogni procedura che possa interrompere le attività dell’équipe e di convocare con urgenza un tavolo istituzionale con Regione, ASP e Comune. Serve una soluzione immediata e definitiva, che metta in sicurezza questa esperienza e riconosca ufficialmente il valore del lavoro svolto. Difendere il Centro per le Vittime di Tortura significa difendere l’idea stessa di umanità su cui dovrebbe reggersi la nostra Regione.”

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